LIBERI PENSIERI 

CURIOSITÀ, antidoto alla paura

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di Letizia Ciancio | Letti da me

Ho sempre ritenuto la CURIOSITÀ una qualità distintiva, un motore interno dell’esistenza che sospinge sempre in avanti, sfidando l’ignoto e conquistando nuove dimensioni, mondi fisici e mentali inesplorati.

Allo stesso tempo mi interrogo spesso sulla PAURA, l’emozione primaria che ci ha permesso di sopravvivere all’evoluzione avvistando i pericoli per tempo e reagendo adeguatamente, fuggendo o aggredendo. In teoria i pericoli alla sopravvivenza fisica, nelle società industrializzate, sono drasticamente diminuiti… ma si sono affacciati altri pericoli e altre paure più subdole, che minacciano il nostro benessere psicofisico quasi più di una bestia nella savana, se non altro per la loro pervasività: la paura di non essere all’altezza, la paura di perdere il lavoro, la paura dell’esclusione sociale, la paura di restare “indietro” (il F.O.M.O, fear of missing out, che implica l’incapacità di disconnettersi dalla rete anche per poco tempo) solo per citarne alcune…

Come reagire quindi, in un contesto in cui il meccanismo di attacco-fuga è oramai obsoleto? In che modo la curiosità può esserci di aiuto per trovare il nostro posto e realizzarci in un mondo complesso?

Il termine CURIOSITA’ deriva dal curos, che in greco significava “cura”, “attenzione”, cioè la capacità di rivolgere la cura, il pensiero, l’attenzione a qualcosa; nel racconto mitologico, Pandora, figlia di Zeus e prima donna umana sulla terra, spinta dalla curiosità decise di aprire la scatola in cui il titano Prometeo, nipote di Crono e cugino di Zeus, custodiva tutti i mali degli uomini; in questo modo la specie umana sembrerebbe essere stata “condannata” a soffrire in vita, per una “colpa” originaria da espiare, come se la curiosità fosse un “peccato”. Ma a una lettura immaginale e non moralistica del racconto, le sofferenze furono in realtà restituite agli uomini, offerte perché le usassero come strumenti nel lungo viaggio di esplorazione e creazione di Sé. Solo la ‘speranza’ rimase nella scatola, poiché i greci non la ritenevano una virtù bensì un limite, un atteggiamento passivo che privava gli individui della spinta ad evolversi. Pandora, come successivamente accadde ad Eva nel decidere di assaggiare la mela della conoscenza, manifesta “curiosità”.

Desiderio di conoscenza, curiosità, rischio e sofferenza sono quindi indissolubilmente legati sin dalla notte dei tempi e rappresentano i motori dell’esistenza e dello sviluppo umano. Non possiamo “prenderci cura”, ovvero anelare a conoscere, senza assumere allo stesso tempo il rischio della “sofferenza” connessa alla nostra “curiosità”, semplicemente per il fatto che si tratta di elementi inscindibili come lo sono un oggetto e la sua ombra.

Come fare allora a conciliare curiosità e rischio, curiosità e sofferenza? Si tratta di assumere l’atteggiamento dell’esploratore, il curioso per antonomasia, ricordando il significato originario del termine, come forma di cura e attenzione, tanto verso l’esterno quanto verso il nostro interno.

Se manteniamo la curiosità rispetto alla nostra esperienza superando il giudizio di valore che le potremmo attribuire, e assumiamo la prospettiva dell’esploratore, apprenderemo l’arte di trasformare ogni evento in un’occasione imperdibile di crescita, cioè la RESILIENZA. Da questa prospettiva, infatti, non è così centrale la ricerca della causa di un evento, lo è viceversa l’esplorazione del significato di ciò che è accaduto, dello SCOPO che si cela dietro… ragionare in una prospettiva teleologica, interrogandoci sul messaggio dell’anima nascosto dietro a ciò che ci accade (di cui in parte siamo sempre responsabili), ci permette di ri-signifcare gli eventi all’interno del nostro percorso evolutivo. Che poi tutto ciò sia “oggettivamente vero” o meno poco importa, perché la nostra mente ha bisogno di SENSO più di ogni altra cosa… e il senso è “curativo”, cioè trasformativo.

Si tratta quindi di nutrire un’inesauribile curiosità verso l’Altro e verso la vita, ovvero di sviluppare una consistente e strutturale attitudine all’attenzione, alla cura, al pensiero, come strategia contro l’appiattimento del ragionamento omologato e abitudinario, dell’agire automatico e compulsivo, del consumismo relazionale e affettivo, di cui troppo spesso osserviamo gli effetti nefasti negli articoli di cronaca.

Il più efficace antidoto contro la paura è la curiosità!

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